Gita nel parco del Lura – Parte II
Continua da Gita nel parco del Lura
Lasciato Appiano, ci dirigiamo ancora verso Nord (e quindi inevitabilmente in salita) però finalmente nel giusto senso di marcia.
Il paesaggio cambia e, attraversati campi e fattorie, usciamo sullo stradone che ci fa porta alla cittadina di Oltrona San Mamette.
Uno scorcio del paesello di Oltrona, Ultròn in dialetto comasco. (Bikelanders – Age of San Mamette)
Dallo stradone, trafficato ma fortunatamente in discesa, ci immettiamo finalmente in una strada adombrata da alberi che, dopo un paio di infauste deviazioni, ci porterà al tanto agognato parco del Lura.
Prima però raggiungiamo la città che prende parte del nome proprio da questo poco noto corso d’acqua, ovvero Lurate Caccivio, dove la fatica si rivela con visioni mistico-bibliche.
Un momento di pura redenzione del fido navi
A detta del navi non avremmo dovuto scalare molto ma in realtà il cartello che incontriamo poco dopo non lascia spazio ai dubbi.
Vero che siamo a Lurate, ma Monte Sinai comunque rimane un monte…
Fortunatamente il percorso cambia di tono e dopo alcuni tratti tra sterrati e cascine, incontriamo finalmente anche dei piacevoli tratti nella boscaglia.
Da queste parti troviamo una divertentissima discesa in mezzo al bosco su strade completamente sterrate.
Discesooone!
Dopo una breve sosta fotografica nel bosco, proseguiamo lungo il sentiero che ci offre splendidi panorami silvestri e una calma bucolica, tanto sognata dopo gli stradoni trafficati.
Una bella, e sopratutto ripida, stradina con palizzata ci accompagna lungo il corso del Lura fino ad allargarsi in uno spiazzo, adornato da un bizzarro monumento di probabile origine aliena (sarà stato Ultron???)
Sosta ristoratrice all’ombra delle figure scolpite: questo giro oramai ci sta fiaccando, anche considerando la lunghezza non calcolata dell’avvicinamento a Saronno. Però ripartiamo con l’entusiasmo dei saldi di Poltrone e Sofà e ci dirigiamo senza indugio verso i divertenti saliscendi disseminati nel parco del Lura tagliando a più riprese il corso d’acqua che da il nome al parco.
L’ambiente circostante è davvero caratteristico e, benché sia ancora inverno, riusciamo già ad immaginare come possa essere tornare qui tra le fronde degli alberi arricchite dai colori della primavera. Ci impegneremo quindi a tornare nella bella stagione per un nuovo reportage.
Ci dirigiamo dunque verso l’uscita del parco seguendo i cartelli per Saronnno lungo un bel sentiero e un caratteristico filare di alberi, di cui abbiamo anche questo contributo video:
Purtroppo però, durante la mia mansione di fotoreporter, non mi accorgo di un tratto di pavimentazione particolarmente sconnesso e poco dedito al culto di Odino, il quale decide di assumersi il sacro diritto di imprimere al mio mezzo la prima foratura della sua carriera.
Risultato, dato che il luogo non è devoto a Odino come lo siamo noi, per farmi meglio comprendere procedo con le dovute manovre di sostituzione della gomma, scandite dalle altrettanto dovute calendarizzazioni di divinità zoomorfe.
Un momento di fusione con la natura .
Il percorso è da qui in poi pianeggiante e privo di ostacoli fino al ritorno al punto di partenza, nel cento di Saronno.
La doverosa sosta è a base di caloricissimo hamburgher e birretta rituale.
Rientro alla base che aggiunge al contatore altri 15 km gratuiti ma anche la soddisfazione e la consapevolezza di aver portato a termine un altro bel giretto sulle nostre amate due ruote.