
Italy Coast to Coast – Capitolo 1
Inizia un nuovo anno. Ancora rinchiusi nelle nostre case, combattendo con l’inazione il nemico invisibile, mentre fuori gela e cadono nevicate da tempo dimenticate, è tempo di tirare le somme di un anno lungo e difficile. Un anno che ha radicalmente cambiato le nostre vite e le nostre abitudini, allungando e accorciando il guinzaglio, decreto dopo decreto.
Un anno che ha ferito anche i Bikelanders, chi più dolorosamente di altri (vero, Tave?). L’epoca dei grandi viaggi in bici è finita, lasciandoci come quando, a sorpresa, ti tolgono il sellino. Ma anche in questo anno difficile, la salita più dura di questo Giro, siamo riusciti a trovare una piccola ma grande gioia.
Itali Còst Tu Còst VENTIVENTI !!
Dopo infernali mesi di reclusioni,
il caldo estivo spalanca le porte delle nostre prigioni;
di Montecristo, Conte, decreta la libertà!
Ma la conta dei caduti, letteralmente, non fa sconti.
Uno lo abbiamo perduto dopo infiniti traslochi,
che, dopo aver attraversato le terre del Nord,
dall’Adda al (Casalecchio di) Reno con i suoi pochi averi,
non volle usar mai sudate ferie per pedalar sudando per praterie.
Uno fu perduto nel dirupo,
fatale gli fu l’amato asfalto,
dalla strada nel bosco divelto,
lui che sempre aveva voluto evitar lo sterrato,
per contrappasso, con lo scafoide fratturato.
Ne restano due,
scevri di epicità e con linguaggio ben più comune,
vanno a raccontarvi l’avventura che da un mare all’altro porta,
con due bici, due tende e una qualche gomma di scorta.
Poemetto Etrusco, datazione sconosciuta, incipit in versi liberi
TAPPA 1 San Benedetto del Tronto (AP) – Ascoli Piceno (AP)
Il nostro viaggio inizia con un’alba di Agosto che illumina la stazione di Milano Centrale. Il treno direttissimo ci porterà in circa 6-7 ore a San Benedetto del Tronto. Trasportiamo le nostre fidate biciclette completamente assemblate fino alla banchina dove, in pochissimo tempo, cerchiamo di effettuare un imballaggio che soddisfi il capotreno ma che al contempo non comprometta la scrupolosa messa a punto del mezzo.
Arriviamo all’ora di pranzo sulle coste marchigiane, dopo un sonnacchioso viaggio, svegliati ogni tanto dall’effervescenza dei più giovani compagni di viaggio, che puntavano a ben altre località adriatiche per le loro vacanze. Pensieri e ormoni in libertà, che più di una volta ci hanno fatto sollevare un sopracciglio o “carciofare” le mani.
Come abbiamo duramente imparato durante questo e altri viaggi, non c’è nulla in grado di far muovere Robi all’ora di pranzo. La prima tappa è però una tappa di avvicinamento, si tratta di pochi km per raggiungere e visitare Ascoli Piceno in serata. Possiamo rilassarci pranzando sul lungomare.
Veloce cambio d’abito e siamo pronti a salutare il Mare Adriatico all’inseguimento del sole, che qui sorge, e altrove, ogni sera, tramonta.
Sono pochi chilometri fino ad Ascoli, in leggera pendenza, e li affrontiamo a gran velocità, tanto che arriviamo stanchi a destinazione, bisognosi di una birra defaticante.
La piazza di Ascoli ci accoglie magnifica. Alloggiamo nel centro storico, in una stanza piccola ma con tutti i comfort del caso (Affittacamere “Stenghe Stracche”), lasciando le tende, per oggi, sul portapacchi. Trascorriamo così una bella serata in città, tra i profumi dell’estate, il vociare della gente e l’ottimismo, tipico del primo giorno di viaggio.
Qui, l’unità di misura dell’Amatriciana, è la libbra.
“Quante libbre, zii?”. “Fai 4!”.
“Ho messo un po’ di più, lascio?”. “Eh, lascia!”.
TAPPA 2 Ascoli Piceno (AP) – Montegallo (AP)
La seconda tappa lascia alle nostre spalle la città e, lungo la rete di strade provinciali, ci guida nell’entroterra marchigiano, verso il Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Il tratto è tutto rigorosamente in salita, ma su asfalto scorrevole. Si pedala senza intoppi, fino ad abbandonare la provinciale per una stradina laterale. La deviazione consente di prendere un po’ di respiro dalle statali trafficate, immergendosi nella campagna e nelle abitazioni agresti. Spezza inoltre il ritmo della pedalata, poiché alla salita costante della strada, offre un più variegato saliscendi, con strappetti, anche non banali, e qualche discesa. Sul finale, ciliegina sulla torta, anche un bel discesone nel fango seguito da una ripidissima salita, sempre sprofondando nel fango.
Dopo aver guadagnato delle preoccupanti occhiatacce da Robi, decidiamo che ci siamo meritati una pausa e ci fermiamo per scrostare le bici e per la colazione in un bar. I residenti ci sfottono amabilmente, vantando trascorsi ciclistici prestigiosi e contribuendo a peggiorare la reputazione della salita che avremmo dovuto affrontare.
Continuiamo quindi, per niente scoraggiati, lungo la strada, che continua a salire impietosa. Le abitazioni si fanno sempre più rare, mentre ci addentriamo nel Parco Nazionale.
Stiamo pedalando nei luoghi che furono flagellati dal sisma del 2016 e 2017, e le opere umane ne portano i pesanti segni. Arriviamo finalmente, stanchi e provati dalla lunga salita e degli ultimi ripidi tornanti, a Montegallo, dove avevamo previsto di far tappa per la notte.
Il paese, però, non esiste più e la vita sociale si concentra in uno spiazzo poco sotto le case, quasi disabitate, dove sono stati allestiti con prefabbricati un Centro Turistico con annesso Museo Naturale dei Sibillini, pochi negozi, Farmacia, Bar e Ristorante.
Per non fare torto a nessuno, decidiamo di fare l’aperitivo al Bar e di pranzare al Ristorante. Il ristorante ci attrae con un Menù per Ciclisti: purtroppo sono rimasti solo due maiali interi, quindi, oltre ad una Amatriciana che avrebbe sfamato un esercito, ci offrono anche una zuppa di lenticchie di Norcia, squisita.
Il trattamento gastronomico non aiuta però a risolvere il problema successivo. Il Campeggio locale non ha posto, ma ci indirizza ad un agriturismo non molto distante. Vinciamo altri 200 metri di dislivello e una decina di chilometri, totalmente gratuiti.
L’Agrimusicismo Cantantonella di Montegallo (Astorara) è però un piccolo capolavoro dell’ospitalità. Ai piedi del Monte Vettore, con una bellissima vista sui Sibillini e sulle valli, in questo rifugio spartano ma accogliente, piantiamo le tende e ci riposiamo dalle fatiche della giornata. Dopo cena, facciamo amicizia con gli altri ospiti, stretti attorno ad un falò in una serata decisamente fredda, condividiamo storie di vita e viaggi, annaffiati da diverse caraffe di vino. La tappa successiva, purtroppo, si prevede ostica, e dobbiamo quindi abbandonare, a malincuore, la compagnia.
Rimarrà tuttavia nei nostri ricordi come uno dei momenti migliori della nostra avventura, un momento di condivisione vero e genuino, riscaldati dal calore del fuoco e dell’umanità, mai come quest’anno preziosa.
TAPPA 3 Montegallo (AP) – Castelsantangelo sul Nera (MC)
La sveglia suona crudele all’alba. Fa ancora freddo, uscire dal sacco a pelo è una violenza a noi stessi, ma la strada, o meglio, la salita, è lunga. Oggi ci confrontiamo con una delle salite più toste delle Marche (forse la numero uno!) e con un dislivello totale di 1600 metri.
Dall’Agrimusicismo, che abbandoniamo con un po’ di malinconia, la strada inizialmente scende, per ricollegarsi con la principale. Dopodiché inizia una infinita ed estenuante ascesa, solo parzialmente addolcita dal magnifico panorama che ci circonda e da un quasi perfetto manto stradale. Una pedalata dietro l’altra, tornante dopo tornante, pendenze che fanno più male di quanto dichiarano le percentuali. E infine, gli ultimi chilometri, che attraversano in diagonale il massiccio pietroso del Monte Vettore, con pendenze in doppia cifra (14-15%).
Superata la Forca di Presta (1536 mslm), si apre però uno dei paesaggi più suggestivi della nostra penisola. Una vista che spazia in volo sull’altopiano di Castelluccio di Norcia, disegnato dalle nuvole che si spostano rapidamente e sferzato dal vento.
Ma soprattutto, il passo è invaso da una miriade di vivandieri, con formaggi tipici, salumi, olive, prodotti del territorio. Percorriamo gli ultimi 100 metri, in leggera discesa, con gli occhi a cuoricino e, dopo una lunga e travagliata scelta, ci concediamo la colazione. Sono a malapena le 10:30, ma pasteggiamo con birra e arrosticini. Ce li siamo meritati.
Dalla Forca, la discesa verso Castelluccio di Norcia rappresenta tutto ciò che amiamo del viaggiare in bicicletta: una lunga, veloce discesa asfaltata verso il vasto e colorato altopiano, dove lasciar scorrere le ruote e bearsi del miracolo della natura, che qui si soffia potente.
Castelluccio di Norcia è stata anch’essa duramente colpita dal terremoto, e rimane poco da visitare. La salita per raggiungere il centro è discretamente ripida, e non aiuta il morale della truppa, già sfiancata dalla lunga scalata. A metà salita, molliamo il colpo e ci concediamo un pranzo delizioso all’Agriturismo “Il Sentiero delle Fate”, al ballottaggio tra le migliori esperienze culinarie della nostra traversata.
E di colpo è di nuovo Scozia 2015!
Rifocillati e riscaldati (ricordiamo che ci troviamo in uno dei posti più freddi dell’appenino), abbandoniamo la Piana di Castelluccio per attraversare il placido Pian Perduto. Dobbiamo quindi affrontare l’ultima fatica della giornata prima di rientrare, con una lunghissima discesa (quasi 10 km) nelle Marche, questa volta in provincia di Macerata.
Troviamo alloggio a Castelsantangelo sul Nera presso il B&B Il Navigante, grazie al consiglio di un gentile signore, all’ombra del cui camper ci siamo riparati dal sole e che ci ha raccontato di come ha trasformato la sua vita di pensionato in un viaggio in solitaria.
Castelsantangelo sul Nera, epicentro del terremoto di Ottobre 2016 non esiste quasi più: un villaggio è sorto poco distante dalle macerie. Qui assistiamo ad un’appassionante rappresentazione teatrale all’aperto, che ci racconta la storia di Puccini sulle note delle sue opere più famose e che ci tiene incollati al palco fino alla fine.
Chi l’avrebbe mai detto..
TAPPA 4 Castelsantangelo sul Nera (MC) – Foligno (PG)
La partenza della tappa viene pesantemente ritardata dal solido ancoraggio al materasso, in una delle più profonde dormite della nostra carriera. Per fortuna la partenza è in discesa, lungo strada asfaltata e fa anche un po’ freschino.
Si continua a scendere fino a Visso, uno dei Borghi più belli d’Italia, nonostante del centro storico sia rimasto ben poco. Decidiamo di proseguire, in quanto dobbiamo affrontare un altro impegnativo valico, che ci porterà, prima con un bel saliscendi, poi con una lunga salita fino a Colfiorito.
Quasi giunta l’ora di pranzo, decidiamo di affrontare l’infinita discesa fino a Foligno a stomaco pieno e ci fermiamo per un ristoro con birra e panino presso una gastronomia locale.
Superiamo l’ultima collinetta e poi giù come proiettili verso l’Umbria, senza pedalare per chilometri. Avremmo potuto procedere così, senza mai far girare le gambe, ma decidiamo invece di goderci una deviazione dalla statale, trovandoci di fronte ad un importante bivio: tentare una discesa da enduristi esperti, con portapacchi e borse, oppure respingere l’istinto omicida e risalire questo ripido tratto (a spinta), rientrando sulla statale. Questo articolo è reso possibile dalla saggia decisione di quel giorno.
Giungiamo quindi, di nuovo in discesa, in vista della città di Foligno, che ci accoglie con una vampata di caldo torrido. A una velocità di circa 40 – 50 km/h sembra di superare una invisibile barriera, oltre la quale la temperatura fa evaporare la nostra lucidità, tanto che non riusciamo a trovare la strada per il centro.
Difficile ora ricordare quei terribili momenti, tanto che il tratto fino al centro si dissolve in una sequela di parolacce al Signore ed errori di navigazione, ma di colpo ci troviamo nel centro di una Foligno deserta ed equatoriale, seduti al tavolo con una birretta fresca.
Raggiungiamo il nostro alloggio per la notte, un B&B fuori città, gestito da un’allenatrice di ciclismo, che generosamente non commenta il nostro stato di forma ma si dimostra invece disponibilissima a venire incontro ad ogni nostra necessità. La stanza (B&B”Il Melograno“) è equidistante dal centro di Foligno e da Spello.
Decidiamo di passare la serata nel delizioso borgo di Spello, il borgo dei fiori e delle famose infiorate, ma disgraziatamente tutta in salita e affollata, nonostante le temperature proibitive.
Combattiamo l’afa cercando, con successo, di rimanere il più possibile idratati e luppolati, pronti, nella prossima tappa, per continuare la nostra pedalata verso l’Ovest e attraversare l’Umbria.
… continua…