
Sulle tracce dei Longobardi del Seprio
Complice un sole tanto inaspettato quanto gradito, si parte con gamba buona per una interessante gita fuori porta, ma non troppo.
Se sembra che i vostri Bikelanders si siano un po’ impigriti nella ricerca di nuovi itinerari è in gran parte dovuto alla riscoperta di percorsi molto intriganti nella nostra zona. E’ invece dovuto alla pigrizia l’assenteismo generale del gruppo…
Parto solo e raggiungo Castelseprio lungo il solito percorso ciclabile in Valle Olona.
Da fondovalle parte la faticosa salita per raggiungere il centro abitato. Continuo quindi lungo la strada asfaltata che porta all’area archeologica.
La salita è impegnativa nella prima parte, mentre dal centro in poi si pedala più facilmente. Lungo la strada diversi cartelli riportano informazioni storico-geografiche sul territorio del Seprio, distraendo un po’ il ciclista impegnato nella scalata.
L’escursione è consigliata a tutti, non sono richieste capacità particolari, se non un po’ di pazienza nell’affrontare la salita. La visita al Parco Archeologico di Castelseprio ripaga abbondantemente di questa fatica.
Il Parco Archeologico comprende, in una ricca e pittoresca cornice boschiva, i resti di un castrum sviluppatosi nel V sec. d.C. su preesistenze militari del IV sec. d.C., circondato da poderose mura di cinta turrite dell’epoca dei Goti, che difendono anche parte dell’avamposto di fondovalle conosciuto come Monastero di Torba (di proprietà del FAI).
Al “castrum” si accedeva attraverso un ponte. All’interno delle difese spicca il complesso paleocristiano di S. Giovanni, composto da basilica e battistero, cui si accosta una cisterna con pozzo. Il campanile venne ricavato da una delle tre torri d’avvistamento tardoantiche. Nei pressi sorge la chiesa romanica di S. Paolo.
Tra gli edifici residenziali vi sono case private, di varia epoca, e le dimore occupate dai canonici fino al XVI sec.
Poco oltre l’area archeologica, un breve sentiero di infido “ghiaino” conduce alla Chiesa di S. Maria foris portas. Eretta tra VII e IX sec., conserva una straordinaria decorazione ad affresco che narra le vicende di Maria e dell’infanzia di Cristo secondo la tradizione dei vangeli apocrifi.
La zona è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2011 e fa parte del sito seriale “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, che comprende sette località in Italia (tra cui anche Spoleto e Campello sul Clitunno in Umbria).
Passeggio tra le rovine respirando i profumi dell’estate alle porte, beandomi del sole e del fascino del luogo, perlopiù deserto nella sua silenziosa secolarità.
Spuntino in ristorante Longobardo ORIGINALE!!
Avevo parlato di un percorso cicloturistico adatto a tutti? Beh, ho mentito..
Per rendere il rientro più avventuroso decido di scendere a valle seguendo il Sentiero del Gufo, invece che la pratica e veloce strada asfaltata.
Il sentiero è bellissimo e potenzialmente scorrevole, e, fatta eccezione per una discesa un po’ ripida e sconnessa a causa delle radici, è percorribile anche con delle bici “ibride” (come la mia Roxy).
Ciò vale solo quando non ha piovuto abbondantemente tutta la settimana… la discesa, che potrebbe essere divertente e veloce, si trasforma in una sfida contro le insidie del fango.
Mi sono trovato in un pantano così profondo da essere sopraffatto dalla tristezza: giù di sella e spingere forte, per salvare la mia stupida, stupida bicicletta (semicit.).
Sicuramente da rifare nella stagione secca.
Il giro alla scoperta dei resti longobardi sul nostro territorio si esaurisce con un rapido passaggio al Monastero di Torba, avamposto militare del V secolo, costruito per fronteggiare la minaccia dei barbari. Ancora oggi il torrione di guardia rimane a testimonianza della funzione originaria del castrum, portata avanti anche da Goti, Bizantini e Longobardi e poi mutata nel tempo.
Il capitolo di oggi doveva però essere tutto dedicato alle salite, per fare gamba. Vado quindi a cercare un’altra sfidante ascesa: da Gornate Olona fino a Carnago, su strada asfaltata, che risale nuovamente fino alla dorsale del Parco RTO, passando dal bel Castello di Gornate.
Il rientro avviene su strada statale un po’ trafficata, così da chiudere una sorta di anello. Pochi i chilometri a referto (una 50ina? boh..), ma il giro è di sicuro interesse storico-archeologico, oltre che buono per prepararsi a ben più ardue salite.