
Sentiero dell’Ipposidra
Nonostante le previsioni meteo avverse e una settimana decisamente piovosa, la giornata di Sabato si presenta soleggiata e con temperature miti.
I soliti noti ne approfittano per provare un nuovo percorso all’interno del Parco del Ticino.
Arrivo a Tornavento, come al solito, niente di nuovo. Colazione rapida e partiamo.
Raggiungiamo la sponda sinistra del Ticino; un sentiero sterrato la costeggia, largo e accidentato. Percorriamo il pavé e ci rendiamo conto che le piogge della settimana hanno disseminato il percorso di piscine (sappiamo che il termine giusto è pozzanghere, ma in alcune, al centro, non si tocca.. cit.).
Imbocchiamo un bel sentierino che affianca un rivo d’acqua, su cui iniziamo a scaldarci con un po’ di saliscendi, fino ad arrivare a una radura. Il trattore appena passato rende questo tratto più impegnativo del previsto.
Iniziamo quindi a prendere un po’ di quota, con un paio di salite su asfalto che ci portano nei pressi di Vizzola Ticino
Qui possiamo quindi imboccare il tracciato che, a volte con grande precisione, a volte solo sommariamente, percorre la via dell’Ipposidra. La Ipposidra (il cui nome deriva dall’unione dei termini di lingua greca ippos, cavallo, e idra, acqua) era una ferrovia a trazione animale concepita da Carlo Cattaneo per il trasporto via terra delle barche impiegate sul Naviglio Grande tra Tornavento a Sesto Calende lungo il corso del Ticino, funzionante dal 1858 al 1865. Oggi dell’Ipposidra restano solo ruderi, terrapieni e trincee nascosti tra la vegetazione.
Il percorso è completamente sterrato e presenta qualche dislivello, in alcuni punti particolarmente ostico per il fondo molto accidentato
Entrambi incespichiamo un paio di volte e consumiamo molte energie, per superare alcuni tratti un po’ ripidi.
Com’era la salita?
Ehe!…
Si continua a salire fino a Somma Lombardo, con pendenze mai eccessive, ma aggravate dal fondo fangoso e pesante. Ci addentriamo nei boschi di Golasecca, dove finalmente inizia la discesa.
Il fondo non è troppo sconnesso, ci sono alcune curve anche tecniche (e divertenti), ma si va meno veloci del dovuto a causa del fango. Un paio di belle derapate, un passaggio nella palude, e siamo a Sesto Calende (la discesa non è proporzionale alla lunghezza della salita, purtroppo).
Arrivati a Sesto Calende, percorriamo la bella strada alzaia fino al centro. Birra e panino e possiamo goderci un po’ di sole. Rientro in treno, tappa obbligata all’autolavaggio.
In totale sono 54 Km, di cui 23 seguono il tracciato dell’Ipposidra, scaricabile dal sito del Parco Ticino.
Un percorso sicuramente interessante dal punto di vista storico-archeologici. Alcuni tratti richiedono un minimo di esperienza, ma nel complesso facilmente percorribile; purtroppo ci sono punti non ben segnalati dove è necessario affidarsi al GPS e a un po’ d’intuito per trovare la strada giusta.