Cicloescursione nella Valle del Boia
Il sole finalmente sbuca dalle nuvole a riscaldare una bella mattinata che sembra primaverile; i ghiacci si sciolgono, gli alberi fioriscono, gli animali escono dal loro letargo invernale e si affacciano ad annusare l’aria dalle loro tane…
Vediamo chi del branco Bikelanders è già riuscito a svegliarsi:
- Tave: infortunato con certificato. Giustificato
- Robi: le regole erano chiare fin dall’inizio. La temperatura non ha totalizzato abbastanza punti per sbloccare il personaggio.
- Ali: questo pensa di avere 20 anni e di poter stare in giro fino a tardi, ma gli anni passano e non regge più. Bidone ingiustificabile, per il quale dovrà portare un capitello greco sul portapacchi alla prossima uscita.
Oggi mi dedicherò a un breve giro esplorativo, per valutare nuovi percorsi ma soprattutto la situazione atletica.
Il primo tratto è decisamente poco bike-friendly e attraversa Busto Arsizio, che è pieno di ponti e polizia (cit.), fino a Gallarate. Nessuna poesia fin qui, anzi..
L’entusiasmo inizia a crescere solo dopo il rione Crenna, che pur essendo in centro a Gallarate ricorda quasi un paesino di montagna. In meno di un’ora ho completato l’avvicinamento, e sono già a Cavaria.
Cominciano le brutte notizie: 1) la mia divisa invernale è decisamente anni ’80, ma questo lo sapevo già; 2) le gambe sono andate bene fino a qui, ma i primi 15 chilometri dell’anno portano ben poco ottimismo; 3) inizia la salita.
La salita per raggiungere Premezzo è lunga e abbastanza ripida, con il pregio di aggiungere un bello strappo sul finale.
Dalla Chiesetta inizia il percorso MTB della Valle del Boia, con una bella discesa a fondo misto. Dopodiché si entra nell’area boschiva vera e propria, dove il fondo stradale varia in continuazione. Si attraversano sentieri ben battuti, fogliame, fango, guadi e stradine semi-asfaltate.
Nella parte iniziale pedalo a passo d’uomo, per godermi questo angolo di bosco incontaminato, proprio dietro casa.
Comincio poi a spingere sui pedali per affrontare salite ostiche e discese anche tecniche.
Il fondo, spesso fangoso e insidioso, non permette grandi velocità e obbliga a uno sforzo doppio, anche in discesa.
Raggiungo uno sprazzo di civiltà nei pressi del Castello di Jerago, prima di ributtarmi nel bosco per chiudere il percorso ad anello.
Durante il rientro devo affrontare una discesa decisamente “scassata”, dove la mia forcella con escursione da 65 mm risulta abbondantemente fuori luogo – mi va insieme la vista, vola qualche bestemmia, ma arrivo in fondo sano e salvo, seppur con le braccia a pezzi, qualche otturazione saltata e le mutande da cambiare.
Per uscire dal parco ritorno alla parte iniziale del percorso, dove la bella discesa è diventata una ripida salita. La affronto in sella, ma arrivato quasi alla fine, un gregge di pecore mi blocca la strada.
Costretto a scendere dalla bici, non riuscirò più a riprendere il passo e raggiungerò la “cima” a spinta.
Il piano della giornata prevede anche l’esplorazione della “bretella” di collegamento ciclabile tra il parco della Valle del Boia e la nostra amata Valle Olona. Inizio a seguire il percorso indicato dal GPS, ma sono costretto ad ammettere che l’escursione MTB ha richiesto molto al mio fisico appena svernato. La Valle del Boia, nomen omen, mi ha dato il colpo di grazia.
Inoltre inizia a fare tanto freddo. “Coach, il nostro sarà anche uno sport di m…, ma io non sono ‘nu strunz, e me ne vado al bar”! (questa chi la capisce, la capisce)
Ritorno a Gallarate, bevo un Cappuccino caldo con brioche e percorro a ritroso gli ultimi chilometri che mi separano da casa.
Messi faticosamente a referto i primi 55 Km del 2018, non resta che pubblicare il report e godersi il meritato riposo.
Clic, eccolo!