Anello del Campo dei Fiori – Sentiero 10

Complice la giornata libera e un insospettabile sole, mi metto in cerca di una nuova avventura ciclabile. Dopo aver testato varie volte l’ascesa al Sacro Monte e all’Osservatorio, decido oggi di provare a circumnavigare il massiccio del Campo dei Fiori, percorrendo il famigerato Sentiero 10, di cui ho tanto sentito parlare ma che non ho mai provato di persona.

Novello Vasco de Gama, dopo aver sellato la mia Bunny, mi preparo all’impresa, con partenza dal parcheggio del cimitero della frazione S. Ambrogio.

Il percorso inizia su strada, lungo la prima parte della famigerata salita al Sacro Monte, deviando però subito verso il centro storico di Velate. Da lì parte il vero e proprio sentiero, che, nella parte iniziale, è di facile percorrenza, complice un fondo sterrato compatto, una perfetta segnaletica (sentiero 10/310) e un saliscendi adatto a tutti.

Lungo il percorso troviamo due grandi massi erratici, il Sass Gross e il Sasso Nero, che rievocano i grandi movimenti dei ghiacciai e  suggestioni di misteriosi druidi celti, dagli arcani poteri e dotati di dubbia originalità nella scelta dei nomi.

         

Particolare attenzione va prestata alla discesa in direzione Cerro, in particolare se il fondo è umido. Il tratto è decisamente “scassato” e, reso scivoloso e insidioso dalle piogge, non consente neanche di lasciar correre un po’ la bici. E’ richiesta una buona dose di fiducia nel proprio impianto frenante.

La discesa termina nel “carataristico” Bosco Incantato, dove le bellissime sculture lignee dell’artista Sergio Terni si fondono armoniosamente con la natura circostante.

   
Il guardiano del Bosco                                           e la Dea Berta (…)

    

Si scende fino al piccolo borgo di Orino, si attraversa il centro storico e si raggiunge lo sperone di roccia su cui sorge la Rocca di Orino, antica fortezza di epoca longobarda (ma probabilmente esistente da ben prima), che si erge maestosa a protezione della Valcuvia.

  


Aprite! Potremm’ mangià chessò, pollo; potremm’ mangià dain’, cevv’, alce, struzzo, alcestruzzo…

Rispetto al suo tratto iniziale, il sentiero comincia ad inselvatichirsi, ma nonostante tutto procede scorrevole, fino a ricongiungersi con la statale, che percorro fino a Castello Cabiaglio.

La traccia, a questo punto, si inerpica sulla destra, di nuovo nel parco del Campo dei Fiori, mentre la statale proseguirebbe fino a Brinzio, priva di insidie. Avendo preparato il percorso, sapevo di andare incontro ad una ripida salita, sicuramente la più dura della giornata. Sconsigliatissima in seguito ad abbondanti piogge.

Tuttavia, come resistere alla curiosità? Sarei riuscito comunque a considerare completato l’anello, sapendo di aver preso una scorciatoia? E se dopo quella salita ci fosse stato il Paradiso della MTB?

SPOILER ALERT: Non c’è nessun Paradiso della MTB, bensì un Inferno di Palta!

Le pendenze sono significative, ci vuole fiato e gamba per salire. Entrambe doti con cui non vado granché d’accordo. Il sentiero è prevedibilmente fangoso, ma le condizioni sono peggiori di qualunque mia aspettativa.

   

Considerando che i Bikelanders hanno perso ogni dignità atletica il giorno in cui Ali, in preda ai campi, si distese in mezzo alla strada implorando aiuto, non mi vergogno assolutamente di alternare tratti in sella e tratti a spinta. Ma la salita è davvero lunga e il fondo quasi impraticabile.

Vado in Techno-Trance agonistica, nel senso che, ad un certo punto, ho il BPM cardiaco di una serata alle Rotonde di Garlasco.

In carenza di lucidità, sbaglio strada e sono costretto a diverse deviazioni nel bosco, utilizzando l’antica tecnica del “dritto per dritto”, così da ritrovare la traccia e la via per Brinzio.
Mi distendo su un bel prato nei pressi del Laghetto di Brinzio, diventato noto nella cultura popolare per la presenza di un fantomatico mostro-balena, tanto che ancora oggi la balena è utilizzata come simbolo dai paesani.

   
“Tesoro, tra un’oretta arrivo a casa per fare la doccia!”
Patty: “Spiacente, il numero selezionato è inesistente!”.

Il sentiero prosegue costeggiando il lago con facili pendenze, ma, sorpresa! Le gambe sono di legno. Ci vorrà un po’ per sbloccarle; nel frattempo arranco fino al Passo della Motta Rossa. “Hey, ma è una cronoscalata!”. Avendoci messo più tempo di tutti, deduco di aver stravinto.

Un sentiero porta rapidamente fino a Rasa di Varese. Si attraversa il centro storico gridando “Viva la Rasa” e si procede, principalmente in discesa, con spunti anche divertenti.
Sul finale un bel toboga permette di mettere alla prova le proprie capacità di guida in MTB, qualora se ne possedesse alcuna.

Segue purtroppo una salita brutta quanto inaspettata; la salita che non mi meritavo. Con pazienza riesco tuttavia a raggiungere il parcheggio e a prendere l’auto in direzione del primo autolavaggio.

Il sentiero 10 è sicuramente all’altezza della sua fama e regala, nella verde cornice del Parco del Campo dei Fiori, un variegato amalgama di storia, arte e natura. Ad eccezione del tratto esageratamente fangoso (probabilmente meglio visitarlo durante la stagione secca), è completamente ciclabile e non presenta particolari difficoltà, pur offrendo divertenti trail e un po’ di adrenalina.